I ristoranti riaprono per l'asporto. Blasioli (Pd): «Ma occhio alle multe per la confusione delle ordinanze»

TERAMO – L’Abruzzo anticipa una parte della ‘Fase 2′ dell’emergenza Coronavirus e riaccende un settore martoriato dal lockdown come quello della ristorazione con la riapertura delle cucine dei ristoranti. Non solo per le consegne a domicilio, come avvenuto fino ad oggi, ma anche per la vendita d’asporto con la possibilità per i cittadini di recarsi negli esercizi commerciali per acquistare i piatti di pasta alla chitarra, i ravioli e le pizze per portarseli a casa. 

Occasione migliore per “ripartire” a Teramo non ce n’era, visto il periodo di Virtù e il “ponte” del 25 Aprile

 

L’ORDINANZA. Il governatore Marco Marsilio ha infatti firmato ieri sera l’ordinanza 46 che, da oggi e fino al 3 maggio, permette di fatto la riapertura delle cucine di ristoranti e gastronomie, ma solo per la vendita per asporto.

Il provvedimento consente, anche nei giorni festivi, "la vendita di cibo da asporto da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e da parte delle attività artigiane. La vendita per asporto – si legge – è effettuata previa ordinazione on-line o telefonica, garantendo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano per appuntamenti, dilazionati nel tempo, allo scopo di evitare assembramenti all’esterno e consentendo nel locale la presenza di un cliente alla volta".

 

Consentita anche "l’attività di produzione e commercializzazione di pasta fresca con orario dalle 9 alle 14.

 

CONFUSIONE. L’ordinanza, accolta con grande soddisfazione dal comparto della ristorazione e dagli imprenditori del settore, ha suscitato però alcune critiche per alcune incongruenze rispetto alle ordinanza regionali precedenti e tecenicamente ancora in vigore e per il contrasto con alcune ordinanze emanate dai sindaci, soprattutto quelli della Costa, che per impedire nuovamente “gitarelle” per il 25 Aprile e il primo Maggio, hanno già impedito gli spostamenti nei giorni festivi.

 

A farlo notare è l’opposizione regionale del Pd, che sottolinea come l’ordinanza sia scritta male e non escluda per i cittadini e i ristoratori la possibilità di beccarsi una sanzione proprio in concomitanza con le festività in arrivo. «Il Presidente della Regione Marco Marsilio che ieri ha autorizzato i ristoranti a praticare anche l’asporto anche nei giorni di festa fino al 3 maggio – scrive il consigliere regionale Antonio Blasioli – dimenticando il pasticcio che di crea combinando l’ordinanza con quanto dispongono altrle ordinanze regionali e quelle sindacali, stavolta sul fronte asporto del cibo cotto nei ristoranti. Temo che o Marsilio o i sindaci dovranno correggere sia il tiro che l’ordinanza, ammesso che la stessa sia stata concordata e comunicata alle Prefetture. Con l’atto firmato ieri da Marsilio i ristoranti oltre al servizio a domicilio autorizzato dal DPCM, possono preparare cibo che i cittadini potranno ritirare in loco. Dopo la Toscana, l’Abruzzo è l’unica Regione a sdoganare questa pratica, ma in Toscana c’è stata una preparazione e la Regione Toscana ha avuto un dialogo preventivo con le attività commerciali, che hanno potuto attrezzarsi per tempo, ma soprattutto non hanno avuto un Presidente di Regione che nell’autorizzare l’asporto, nella stessa ordinanza richiama il divieto di muoversi oltre il limite dei 1.000 metri da casa per gli spostamenti di approvvigionamento alimentare. Ciò significa che i residenti dovranno scegliere un ristorante in quel raggio, altrimenti resta il dubbio se sia legittimo lo spostamento oltre, perché il limite è richiamato nell’ordinanza 31 del 9 aprile al punto K… Ma c’è ancora da chiedersi se la Giunta regionale sappia cosa significa emettere un’ordinanza il 23 sera per il 25 aprile, dando sostanzialmente un solo giorno ai ristoratori per pensare ad un menù, contattare i fornitori, sanificare le cucine chiuse da settimane, recuperare box di diverse misure per l’asporto e pubblicizzare questa possibilità. Altro quesito da porsi è il perché limitarlo al 3 maggio, perché non andare oltre e dare maggiori certezze al settore? Ma ammesso che i ristoranti, dopo magari 40 di chiusura ci riescano: i ristoratori e i clienti come faranno domani e il Primo Maggio a passare sulla riviera se i sindaci ne hanno nuovamente disposto la chiusura? Un problema serio, perché dei ristoranti forse pronti a ripartire alcuni sono proprio sulla riviera, che domani sarà impraticabile anche per gli stessi titolari stando all’ordinanza, pena il rischio di prendere le multe e rimanere senza il sognato pranzo, a meno che non si organizzino con catapulte a lunga gittata”.